Giorgio Israel, Liberarsi Liberarsi dei démoni. Odio di sé, scientismo e relativismo, Marietti 2006 con Giovanni Belardelli e Gianni Scipione Rossi

Giovedì 1 febbraio 2007 è stato presentato l’ultimo volume di Giorgio Israel, Liberarsi dei démoni. Odio di sé, scientismo e relativismo (Marietti 2006).

Giorgio Israel, ordinario presso il Dipartimento di Matematica dell’Università “La Sapienza”, si occupa di storia e filosofia della scienza, storia della matematica ed è esperto di storia delle religioni e dell’ebraismo.

Lo storico Giovanni Belardelli ha presentato la tesi centrale dell’autore per la quale il mito della palingenesi sociale e quello della gestione scientifica dei processi sociali hanno rappresentato i due grandi mali che hanno condotto alle tragedie del secolo scorso e alimentato le ideologie dei totalitarismi nazista e comunista.

La discussione è stata introdotta da Gianni Scipione Rossi, consigliere di amministrazione della Fondazione Spirito, che ha moderato il lungo e vivace dibattito toccando temi cruciali della società contemporanea e le problematiche più attuali legate alle discussione sull’etica della scienza e sulla necessità di ribadire una nuova morale.

Dall’incontro è emerso il tema sottostante al volume, cioè “quell’odio di sé” espresso dalla storia della civiltà europea occidentale, per il quale si sono diffusi ed affermati progetti di ricostruzione globale della società che hanno determinato il consenso alle ideologie del Novecento.

 

Recensione

Pierlugi Battista, Il nuovo libro di Giorgio Israel
in “Corriere della Sera”, 11 settembre 2006

Salvatore Sechi, Compagno cittadino. Il Pci tra via parlamentare e lotta armata (Rubbettino 2006) con Giuseppe Parlato

Giovedì 11 gennaio 2007 è stato presentato il volume di Salvatore Sechi, Compagno cittadino. Il Pci tra via parlamentare e lotta armata, Rubbettino 2006 con Giuseppe Parlato.

All’incontro, introdotto dal vicepresidente della Fondazione, Giuseppe Parlato, è seguito un lungo e vivace dibattito a prova dell’interesse per i temi più scomodi della storia politica del Novecento italiano. L’intervento di Sechi, infatti, ha svelato la complessa rete di rapporti tra il Pci e il Pcus ben oltre la conclusione della seconda guerra mondiale. Lo storico, sulla scorta di nuovi documenti, ha smentito la visione storiografica tradizionale di un partito comunista che dopo il ’45 segue unicamente una strada legalitaria accettando le regole dell’alternanza democratica ed escludendo qualunque impostazione eversiva.

Salvatore Sechi, per due anni membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul dossier Mitrokin, ha fatto luce sull’apparato segreto antidemocratico e paramilitare che parallelamente si affianca al partito fino agli anni Ottanta, una struttura molecolare costantemente finanziata da Mosca e che successivamente sarà nutrita dal sistema Tangentopoli tramite una rete di società legate al Pci. Nell’incontro, inoltre, è stato sollevato ancora una volta il problema degli archivi e dell’apertura alla consultazione di parti consistenti della documentazione prodotta dallo Stato in assenza delle quali è impossibile fare chiarezza storica su avvenimenti recenti e drammatici del passato.

Recensione

Un libro svela il secondo volto del Pci,
in “Il Velino Sera”, 10 gennaio 2007

Maurizio Serra, Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux (Settecolori 2006)

Giovedì 7 dicembre 2006 nell’ambito “Un libro, un autore tra storia e attualità” è stato presentato l’ultimo volume di Maurizio Serra, Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux (Settecolori 2006) con Stefano De Luca.

Serra, ministro plenipotenziario e direttore dell’Istituto diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, è esperto di politica internazionale e studioso del pensiero e della cultura politica della destra europea.

La discussione è stata introdotta da Stefano De Luca e ha ricostruito la formazione, il pensiero e l’itinerario politico di tre personalità – Pierre Drieu La Rochelle, Louis Aragon e André Malraux – certamente diverse, ma accomunate da una concezione dannunziana dell’impegno intellettuale e dall’analoga visione dell’intellettuale nel suo rapporto con la società civile nel contesto complessivo delle profonde lacerazioni politiche dell’Europa del Novecento.

Gaetano Quagliariello, Cattolici, pacifisti, teocon: Chiesa e politica in Italia dopo la caduta del muro (Mondadori 2006)

 

Venerdì 10 novembre 2006 nell’ambito degli incontri “Un libro, un autore tra storia e attualità” è stato presentato il volume di Gaetano Quagliariello: “Cattolici, pacifisti, teocon: Chiesa e politica in Italia dopo la caduta del muro”, Mondadori, 2006 con Danilo Breschi e Giuseppe Parlato.

Il senatore Quagliariello studioso, direttore del Dipartimento di Scienze storiche e socio-politiche della “LUISS Guido Carli” di Roma, esperto di storia dei partiti e dei sistemi politici, ha marcato la peculiarità del rapporto fra laici e clericali nella storia italiana individuando tre snodi storici fondamentali: il Risorgimento e la nascita dello stato unitario in opposizione alla Chiesa; la Conciliazione del ’29, negli anni del regime fascista; la difficile approvazione dell’Articolo 7 della Costituzione Repubblicana.

Quagliariello ha delineato un lungo processo di confronto nel solco della separazione fra Stato e Chiesa con la Dc nel ruolo di mediatore e freno alla secolarizzazione, ruolo eroso prima dal pontificato non italiano di Giovanni Paolo II, poi dalla trasformazione partitica conseguente al governo Berlusconi, per giungere, infine, al punto terminale della scomparsa definitiva del partito unico dei cattolici in un’epoca di acceso e violento confronto con l’Islam.

 

Recensioni

Marco Respinti, I teocon con Pascal. Per cucire lo strappo del 1789
da “Il Domenicale”, 1-7 aprile 2006

 

 

Victor Zaslavsky, Pulizia di classe. Il massacro di Katyn, Il Mulino, 2006

Martedì 10 ottobre 2006, è stato presentato il volume di Victor ZaslavskyPulizia di classe. Il massacro di Katyn (Il Mulino 2006).

Victor Zaslavsky ha introdotto la discussione su un episodio ancora oscuro della seconda guerra mondiale: la fucilazione di circa ventiduemila ufficiali polacchi nel bosco di Katyn sullo sfondo di una cinica spartizione della Polonia fra Urss e Germania nazista. La scoperta da parte degli occupanti tedeschi dei corpi seppelliti nelle fosse comuni diede il via ad una campagna di propaganda e falsificazione storica sui veri responsabili dell’eccidio. Si tratta di un momento della storia recente tuttora oggetto di contesa fra Russia e Polonia e sul quale grazie ai documenti sovietici resi pubblici da Zaslavsky ne Pulizia di classe. Il massacro di Katyn è stato possibile rompere il silenzio dell’intera comunità internazionale su uno fra gli esempi più drammatici della logica politica della “pulizia di classe”.

Recensioni

Pierluigi Battista, Katyn, tanti tabu’ per un massacro
da “Ideazione”, novembre-dicembre 1998

Silvio Pons, Berlinguer e la fine del comunismo, Einaudi, 2006

Giovedì 28 settembre 2006 è stato presentato il volume di Silvio Pons, Berlinguer e la fine del comunismo (Einaudi 2006).
Lo storico, direttore dell’Istituto Gramsci, ha proposto una lettura degli anni ’70 dal taglio internazionalistico evidenziando i nessi e le interferenze reciproche fra la storia del comunismo italiano ed europeo. Pons, ha ridisegnato la figura di Berlinguer, rispetto alla storiografia tradizionale, intorno alla strategia dell’eurocomunismo: un movimento di idee e di uomini che voleva rinnovare il modello socialista in declino creando un polo di aggregazione nell’Europa Occidentale capace di esprimere un’ideologia dal volto umano rafforzando la validità complessiva della proposta e del messaggio comunista oltre i confini dell’URSS.

Giuseppe Parlato, moderatore dell’incontro, ha evidenziato la positività del clima di collaborazione che si sta costruendo fra gli istituti culturali che agiscono sul territorio romano in grado di dialogare e cooperare per la valorizzazione del patrimonio archivistico arricchendosi reciprocamente della diversa provenienza culturale ed ideale.

 

Recensioni

Sergio Luzzatto, Eurocomunismo, l’alibi di Berlinguer. Un progetto fallimentare che serviva a evitare di scegliere l’ Occidente.
da “Il Corriere della Sera”, 10 marzo 2006

 

Carlo Panella, Il libro nero dei regimi islamici (Rizzoli, 2006)

 

Giovedì 13 luglio 2006 è stato presentato il volume di Carlo Panella, giornalista, esperto di storia e politica mediorientale, Il libro nero dei regimi islamici (Rizzoli, 2006).

Presentato da Danilo Breschi, l’incontro è stato introdotto dal giornalista del Tg5 Fabio Tricoli, che ha messo in evidenza l’importante percorso di ricerca compiuto in questi anni da Panella, sia come autorevole collaboratore de “Il Foglio”, sia in una serie di importanti volumi: Il “complotto” ebraico. L’antisemitismo islamico da Maometto a Bin Laden (Lindau, 2005); Saddam (Piemme, 2003); Piccoli martiri assassini di Allah (Mondadori, 2003).

Inquadrandola nell’attualità della nuova crisi mediorientale e della Palestina del dopo Arafat, Panella ha illustrato le radici teoriche e storiche del terrorismo islamista, chiarendo come esse non siano da ricercare – al contrario di quanto comunemente si afferma – nelle conseguenze del colonialismo occidentale, ma siano invece diretta conseguenza della teologia islamica radicale, divenuta dominante nel Medio Oriente e, più in generale, nel mondo musulmano.

Il “senso di colpa” – e la residuale interpretazione marxista dei rapporti nord-sud – con il quale spesso l’Occidente affronta la questione mediorientale impedisce – secondo Panella – la reale comprensione dei problemi e l’attuazione dell’unica strategia efficace contro il dilagare dello jiadhismo, cioè l’isolamento del radicalismo attraverso il sostegno alla minoranza musulmana laica, disposta a scindere l’ambito religioso da quello civile.

Chi volesse approfondire i temi dei libri di Carlo Panella – giornalista parlamentare di Mediaset – può accedere al sito www.carlopanella.it

 

Recensione

Giorgio Israel, All’origine dello scontro fra Jihad e democrazia
da “Il Foglio”, 14 giugno 2006

Giovanni Belardelli, Il Ventennio degli Intellettuali. Cultura, politica, ideologia nell’Italia fascista, Roma-Bari, Laterza, 2005

 

Giovedì 15 giugno 2006 è stata inaugurata l’iniziativa “I giovedì della Spirito” con la presentazione del volume di Giovanni Belardelli “Il ventennio degli intellettuali. Cultura, politica, ideologia nell’Italia fascista” (Roma – Bari, Laterza, 2005).

Tema della discussione – introdotta dal vicepresidente prof. Giuseppe Parlato, dal direttore della Fondazione Spirito prof. Giovanni Dessì e animata da un numeroso pubblico – è stato quello del grado e della misura dell’adesione degli intellettuali al regime.

La tesi presentata dall’autore ha proposto la definizione di “totalitarismo riluttante” e a “corrente alternata”, ovvero tipicamente imperfetto in ragione della varietà composita e spesso contraddittoria dell’ideologia fascista. La ricostruzione di questa pagina importante della storia culturale italiana ha evidenziato le oscillazioni e le ambiguità di atteggiamento dell’intellettualità, combattuta fra adesione sincera e strumentalità utilitaristica a sostegno delle politiche del regime; fra le tolleranze e le caute censure inferte dal fascismo all’alta cultura; fra il nicodemismo e l’adesione convinta al progetto di costruzione dello stato fascista almeno fino al ’36, per poi esprimere un’opposizione interna realmente articolata solo in conseguenza delle leggi razziali del ’38 e, ancor di più, dell’andamento disastroso del conflitto.


Recensioni

Gianni Scipione Rossi, Il totalitarismo riluttante,
in “Il Giornale dell’Umbria”, 13 novembre 2005

Danilo Breschi, Fascismo, totalitarismo a intermittenza ,
in “Ideazione”, XIII, n. 3, maggio-giugno 2006, pp. 204-207.