Libera Chiesa in libero Stato: il sogno di Cavour mai pienamente realizzato

Si intitola “Chiesa e Stato in Italia. Dalla Grande Guerra al nuovo Concordato 1914-1984” il saggio che Roberto Pertici ha appena pubblicato per il Mulino (pagine 892, euro 55) e che è stato prontamente recensito per il Corriere della sera da Sergio Romano.

Romano nella sua recensione a questo importante saggio parte naturalmente dall’appello di Cavour a Pio IX: “Santo Padre, il potere temporale per voi non è più problema di indipendenza. Rinunciate ad esso e noi vi daremo quella libertà che avete invano chiesta da tre secoli a tutte le grandi potenze cattoliche… noi siamo pronti a proclamare per l’Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero Stato”. Cavour leggeva la separazione tra le due istituzioni in termini di libertà: aveva letto attentamente Tocqueville e aveva capito che soltanto da una netta separazione poteva svilupparsi anche quel sentimento religioso che tanto ha contribuito alla grandezza degli Stati Uniti.

La visione di Cavour non è stata mai pienamente realizzata soprattutto a causa della debolezza della politica italiana, come si vede ancora oggi in cui la Chiesa cerca di imporre la propria visione su testamento biologico, pillola abortiva, insegnamento religioso nelle scuole, eccetera. Il libro di Pertici non entra nel vivo dell’attualità, perché come detto comincia nel 1914, quando cominciarono i primi contatti che quindici anni dopo, nel 1929, avrebbero portato alla Conciliazione, e si conclude nel 1984, quando Bettino Craxi e il cardinale Agostino Casaroli firmarono il nuovo Concordato.

Le trattative per il primo Condordato, quello firmato dall’ “uomo della Provvidenza” Benito Mussolini e dal cardinale Pietro Gasparri cominciarono alla fine della Grande Guerra quando dopo la vittoria dell’Italia la Chiesa si rese conto che per uscire dal proprio arroccamento non era certo il caso di aspettare la fine della blasfema dinastia dei Savoia. In un’intervista rilasciata oggi ad Antonio Airò del “l’Avvenire” Roberto Pertici osserva acutamente che sarebbe scorretto ridurre la storia dei rapporti tra Chiesa e Stato italiano durante il Ventennio al Trattato e al Concordato. Non dimentichiamo i contrasti con Pio XI, la rottura, due anni dopo la firma, tra fascismo e Vaticano, sulla politica giovanile e sull’azione cattolica… Per non parlare dell’incontro in Svizzera, già nel 1938, tra Mariano Rampolla, nipote del segretario di Stato di Leone XIII, e i comunisti Ambrogio Donini, storico del Cristianesimo, ed Emilio Sereni. Rampolla fu felice di apprendere che il Pci non aveva nulla contro il Concordato e tuttavia, osserva Romano, si preoccupò molto quando si rese conto che “il crollo del fascismo avrebbe segnato la caduta del regime concordatario”. Trattato e Concordato erano due pezzi dello stesso meccanismo e fu grazie al voto decisivo dei comunisti se vennero recepiti interamente nella Costituzione repubblicana.

Pertici giudica positivamente la revisione del Concordato del 1984: il nuovo testo secondo lo storico “ha realizzato un decisivo adeguamento costituzionale in materie delicate nelle quali non erano mancati forti contrasti (matrimonio, sostentamento del clero, scuola) e salvaguarda con più forza il principio del pluralismo religioso”.

DINO MESSINA
dal blog del Corriere.it “La nostra storia”