Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione “Nuove prospettive storiografiche. L’idea d’Europa”, riconosciuto dall’Ufficio Scolastico Regionale (USR) del Lazio e aperto ai docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. È possibile iscriversi con Carta del Docente sulla piattaforma Sofia del Miur (codice: 57899, ID richiesta: 16604) oppure inviando un’email a segreteria@fondazionespirito.it. Il costo complessivo del corso è di 190€.
Il programma, volto ad analizzare gli sviluppi storico-filosofici legati all’idea di Europa tra il XIX e il XX secolo, vedrà la partecipazione – tra i formatori – del Presidente Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nella UNINT di Roma, sul tema I nazionalismi e le guerre del Novecento; di Rodolfo Sideri, responsabile della formazione e docente di storia e filosofia nei licei, su L’idea di Europa nel pensiero del XIX e del XX secolo; di Danilo Breschi, consigliere di amministrazione della Fondazione e associato di Storia delle dottrine politiche nella UNINT di Roma, su L’Europa dei tre dopoguerra: dal Trattato di Versailles alla fine della guerra fredda; di Silvio Berardi, ordinario di Storia delle relazioni internazionali nella Università Niccolò Cusano di Roma, su Le grandi organizzazioni internazionali del Novecento e l’Europa; di Marco Zaganella, docente di Storia economica nella Università dell’Aquila, su L’economia dell’Europa nel XX secolo tra politiche di sviluppo nazionale e realizzazione del Mercato Comune; e di Matteo Antonio Napolitano, collaboratore della Fondazione e docente di Storia contemporanea nella Università Niccolò Cusano di Roma, su Lo sviluppo istituzionale europeo: dalla Ceca alla Ue. Il riconoscimento certifica, ancora una volta, la consolidata realtà della Fondazione come ente di formazione accreditato.
Il populismo latinoamericano e la crisi della democrazia europea
Pasquale Serra, Populismo progressivo. Una riflessione sulla crisi della democrazia europea, Castelvecchi, Roma 2018
Sia pure senza fare esplicito cenno a neo-sovranismi e neo-populismi pentastellati, l’autore ritiene che i caratteri dell’attuale crisi politica italiana ed europea siano difficilmente comprensibili attraverso l’uso delle consolidate categorie destra-sinistra. L’emergere prepotente di nuovi soggetti trasversali al consolidato confronto-scontro tra le tradizioni socialiste e liberaldemocratiche – pur nelle distinzioni note all’interno dei due schieramenti – lo convince che occorrano nuovi strumenti di analisi. O meglio, strumenti che già in realtà esistono e terreni che sono già stati dissodati nei decenni passati attraverso l’analisi del nazional-populismo latinoamericano e, in specie, del peronismo argentino. L’invito è dunque quello di rileggere criticamente in particolare i lavori del sociologo Gino Germani (1911-1979) e del filosofo postmarxista Ernesto Laclau (1935-2014).
Come si sa, semplificando, per l’antifascista Germani – culturalmente radicato in Argentina prima del rientro in Italia – il populismo peronista si distingue radicalmente dal fascismo italiano per la differenza della base sociale: la borghesia, la classe media, nel caso del movimento mussoliniano; la classe lavoratrice urbana e rurale, la “massa disponibile”, nel caso del peronismo, che peraltro è connotato da sue peculiari destra e sinistra interne. Per questo <il peronismo, per Germani, fu realmente capace di dare risposte reali alle classi popolari, le quali, per la prima volta, guadagnarono diritti e dignità, e anche un certo grado di libertà concreta, e si integrarono finalmente nella vita nazionale diventando parte costitutiva di essa> (p. 6). Questo non vuol dire – precisa l’autore – che si debba <riproporre il populismo argentino come un modello positivo per l’Europa> (p. 9).
L’obiettivo del saggio – che rielabora e supera una larga messe di studi specifici – è piuttosto <quello di spingere l’Europa e il suo pensiero politico a confrontarsi con esso, perché dietro la crisi della rappresentanza democratica in Europa, quella scissione drammatica che qui da noi si è venuta a configurare tra sistema della rappresentanza e masse eterogenee, sempre più centrali, e sempre meno omogeneizzabili e integrabili nei quadri delle comunità nazionali, vi è il fatto storico, enorme, della eterogeneità sociale, su cui la cultura politica argentina, da Germani a Laclau, appunto, per ragioni legate alla specificità della sua storia> (p. 10), è stata in qualche modo costretta a riflettere a lungo. Invito non peregrino alla luce dell’uso e abuso che in questi anni, con grande superficialità e senza esiti convincenti, si fa della categoria destoricizzata di fascismo per tentare di definire espressioni politiche “altre” di ardua modellizzazione.
da “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, n. 1, 2019 (nuova serie), a. XXXI