Valdo Spini (Aici) chiede l’ingresso contingentato per biblioteche e archivi

Valdo Spini, presidente dell’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane (Aici), alla quale aderisce la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, ha dichiarato:

“Mi auguro che il prossimo DPCM prenda in considerazione anche la situazione drammatica dei giovani studiosi ricercatori, e dottorandi, cui è stato precluso dal DPCM  3 novembre 2020 l’accesso agli archivi e alle biblioteche conservative, con grave danno non solo per la loro formazione ma per le loro stesse carriere scientifiche e universitarie.

Le biblioteche e gli archivi non sono luoghi frequentati, ma sono strutture culturali dov’è conservato il passato e senza accedere alle quali gli storici e non solo loro non possono fare il loro mestiere.

Credo che per gli archivi e le biblioteche conservative, viste proprio le caratteristiche delle attività di studio e di consultazione, si possa andare a quell’ingresso contingentato che è consentito in altri locali, magari più esposti di questi ai rischi della diffusione della pandemia. Le attività di consultazione sono evidentemente controllabili e possono essere controllate.

L’Aici raccoglie quindi e rilancia l’appello che è venuto da varie parti ed in particolare dal mondo dei giovani studiosi perché si rimuova la chiusura e si passi ad un ingresso contingentato elle biblioteche conservative e mei musei in modo da restituire ai giovani la possibilità di non perdere preziose opportunità di lavoro e di formazione”.

Cultura, Valdo Spini (AICI): “Ampliare l’Art Bonus: la cultura non si ferma”

Roma, 29 aprile 2020 – Promuovere la cultura come “strumento essenziale per il rilancio del sistema paese”. La richiesta arriva dall’Associazione delle Istituzioni di cultura italiane (AICI), che comprende 120 tra fondazioni e istituti culturali, in concomitanza con l’assemblea dei suoi soci, che si è svolta via web ieri, martedì 28 aprile.

Per ripartire, dopo l’emergenza sanitaria, occorreranno dunque stanziamenti ad hoc. In particolare l’AICI allude “alla proposta, sostenuta da Federculture, di istituire un Fondo per la cultura, non alternativo al finanziamento pubblico e delle fondazioni bancarie, bensì integrativo – come ha spiegato Valdo Spini, presidente l’AICI, introducendo l’assemblea dell’associazione – . Aderiamo a questa iniziativa di #unfondoperlacultura, un appello che ha già raccolto migliaia di firme, e riteniamo necessario riportare l’attenzione sul tema del finanziamento della cultura nel dopo emergenza: basta tagli, servono invece nuovi investimenti su un comparto che sarà ancora più cruciale per l’Italia, la sua economia, la sua società, nei prossimi mesi”. Il fondo in questione avrebbe per oggetto prevalentemente le imprese culturali. “La nostra proposta, in particolare, – continua Spini – è quella di una misura specifica per gli enti attivi in ambito culturale, che mira all’allargamento dell’Art Bonus, (il credito di imposta pari al 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano) proprio ad istituzioni come le nostre. Nella forma, si tratta di inserire, nell’art.1 del d.l. 83/2014, “le fondazioni e gli istituti culturali dotati di riconoscimento giuridico”, con lo scopo in sostanza di trovare le coperture necessarie ed incentivare il finanziamento privato alle nostre attività”.

“Per ciò che concerne i nostri appuntamenti – ha aggiunto Valdo Spini –, abbiamo deciso di rinviare alla primavera del 2021 la conferenza nazionale, che si terrà a Cagliari. Non appena vi saranno le condizioni, abbiamo inoltre intenzione di promuovere al più presto un incontro dal titolo “Riparti cultura”, un’iniziativa che vorremmo organizzare a Milano, nel territorio più colpito dalla pandemia, con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e gli altri istituti della Lombardia (Istituto Parri, Fondazione Kuliscioff, Fondazione Micheletti e tutti gli altri)”.

La cultura non si ferma

Nel frattempo, anche in queste settimane di lockdown l’attività delle associazioni impegnate nella ricerca, nella conservazione e nella promozione della cultura in tutti i suoi aspetti, non si è mai fermata. “Molti istituti culturali – ha concluso il presidente dell’AICI – hanno attivato canali di comunicazione digitale per diffondere i loro contenuti, far conoscere e valorizzare il patrimonio collettivo. Anche il nostro sito ha registrato un flusso crescente di notizie dai soci e, sulla base della positiva esperienza del Dantedì, con i video realizzati dall’Accademia della Crusca, è stata aperta, nella sezione “Notizie dagli Istituti” una pagina ad hoc, dedicata ai video prodotti dagli associati. Vogliamo essere vicini ai cittadini, in queste settimane difficili, ricordando loro il contributo e il valore che la cultura italiana, in ogni suo aspetto, rappresenta”.


L’AICI, Associazione delle istituzioni di Cultura italiane, è stata costituita nel 1992 da un gruppo di associazioni, fondazioni e istituti culturali di grande prestigio e consolidata attività. I suoi 120 Soci, distribuiti sull’intero territorio nazionale, dall’Accademia della Crusca all’Istituto Italiano per gli Studi storici, svolgono attività di ricerca, conservazione e promozione nei più diversi ambiti della produzione culturale. La missione istituzionale dell’AICI, è “tutelare e valorizzare la funzione delle Istituzioni di cultura, nelle quali la Costituzione della Repubblica riconosce una componente essenziale della comunità nazionale”.

L’adesione dell’Aici all’appello per il “Fondo per la Cultura”

Il presidente dell’Aici, Valdo Spini, con questa lettera pubblicata il 15 aprile dal “Corriere della Sera”, aderisce all’appello lanciato da quotidiano per la costituzione di un Fondo per la Cultura, a sostegno delle istituzioni messe in grandi difficoltà dall’emergenza. La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice aderisce all’Aici e concorda con l’iniziativa del suo presidente.

Di seguito la lettera di Valdo Spini.

Caro direttore, le scrivo come presidente dell’Associazione delle Istituzioni Culturali (Aici) forte di 116 soci tra fondazioni e istituti culturali del nostro Paese, che si sono unite in modo del tutto volontario, ma che di fatto coprono larga parte del settore, dall’Accademia della Crusca all’Istituto Italiano per gli Studi Storici, alle varie fondazioni intitolate ai protagonisti delle culture politiche della Repubblica, nonché fondazioni di cultura musicale, filosofica, industriale e identitaria di vari territori della nazione.

Abbiamo letto sul suo giornale dell’appello lanciato da Pierluigi Battista e rilanciato da Federculture e altri organismi del settore, perché in questa drammatica situazione di emergenza si proceda alla costituzione di un Fondo nazionale per la Cultura, uno strumento di investimento garantito dallo Stato, aperto alla partecipazione e ai contributi di tutte le cittadine e di tutti i cittadini.

La cultura, nelle sue differenziate accezioni, è un settore che può particolarmente soffrire sia per le conseguenze del distanziamento sociale che per il venir meno di finanziamenti e mecenatismi.

L’Aici non rappresenta le imprese culturali, bensì le istituzioni di ricerca, di conservazione di beni, di dibattito e di trasmissione di contenuti culturali che operano attraverso archivi, biblioteche, pubblicazioni nonché, spesso, con riviste culturali che molte delle nostre fondazioni editano. Anche queste attività, che hanno trovato peraltro il sostegno del Mibact, sono messe a rischio dalla pandemia Covid-19 e dai suoi effetti.

Per questo solidarizziamo con l’iniziativa e aderiamo alla proposta di un Fondo nazionale per la Cultura non alternativo al finanziamento pubblico (Stato, Regioni, Enti locali) e delle fondazioni bancarie, ma integrativo rispetto a questi e, soprattutto, in grado di mobilitare l’interesse e il concorso di quanti intendano sostenere la cultura italiana. Siamo naturalmente pronti a discuterne i contenuti e le articolazioni.

Valdo Spini

15 aprile 2020