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“La manifestazione è realizzata con il sostegno dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale”.

Con la Fondazione Spirito verso il 150° dell’Unità d’Italia

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Lunedì 22 novembre
Risorgimento e antirisorgimento
Relatore: Prof. Giuseppe Parlato
Unint di Roma
Presidente della Fondazione Ugo Spirito

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Nel mese di novembre è stato avviato il secondo ciclo di incontri del progetto didattico “Verso il 150° dell’Unità d’Italia“. La prima lezione, dal titolo “Risorgimento e antirisorgimento“, è stata tenuta dal prof. Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e ordinario di Storia contemporanea presso l’Università Luspio di Roma. Per consentire la partecipazione di tutti i mille studenti appartenenti ai quindici licei che hanno aderito al progetto, l’incontro è stato ripetute in tre date (22, 26 e 29 novembre) ed ogni volta in due diverse fasce orarie (8.30-10.30 e 11.30-13.30). Le lezioni si sono tenute presso le aule magne dell’Istituto magistrale Gelasio Caetani e del Liceo classico Augusto, con collegamento in videoconferenza per gli istituti superiori che lo hanno richiesto.
Nella lezione Parlato ha ricordato come i processi di unificazione nazionale nel resto d’Europa siano avvenuti in periodi molto lunghi e spesso passando attraverso guerre civili. In Italia invece la quasi totale unificazione della penisola è avvenuta nell’arco di un triennio (1858-1861) senza che fosse prevista dalla classe dirigente sabauda (gli accordi di Plombières del 1858 tra Regno di Sardegna e Francia prevedevano infatti di scalzare la presenza austriaca passando per la costituzione di tre regni, due dei quali sotto influsso francese). Per questo motivo dopo la creazione dello Stato italiano Massimo d’Azeglio pronunciò la celebre frase “ora dobbiamo fare gli italiani”. Fu così creato un culto della nazione che passò soprattutto attraverso la letteratura, con la pubblicazione di romanzi come Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi (1883) e Cuore di Edmondo De Amicis (1884).
Tuttavia, negli stessi anni, il tramonto di una sinistra nazionale rappresentata da garibaldini e mazziniani e l’ascesa di una sinistra internazionalista di matrice marxista, portò all’affermazione di un orientamento che criticava il culto della nazione e considerava il Risorgimento un fenomeno borghese realizzato escludendo il popolo. Un orientamento antirisorgimentale caratterizzò anche i cattolici – che obbedendo al non expedit non riconoscevano lo Stato italiano – e i movimenti neoborbonici. L’antirisorgimento trovò ulteriore linfa nel secondo dopoguerra, come reazione ad un fascismo che aveva presentato se stesso come erede della tradizione risorgimentale. Si affermarono così le tesi del Risorgimento come “rivoluzione agraria fallita” (Antonio Gramsci) o più genericamente “rivoluzione mancata” (Piero Gobetti). Solo negli anni Novanta – vale a dire a seguito della fine della guerra fredda e con il tramonto dell’ideologia marxista – il concetto di nazione è tornato ad assumere un valore positivo, divenendo una bandiera anche della sinistra, soprattutto in chiave antileghista.

Ascolta l’audio dell’incontro
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Parte I
Parte II

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