Gianfranco de Turris, Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945 (Mursia, 2016) e Julius Evola e la sua eredità culturale (Edizioni Mediterranee 2017)

Giovedì 11 maggio 2017 sono stati presentati due volumi dedicati da Gianfranco de Turris a Julius Evola. Si tratta di Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945 (Mursia, 2016) e la curatela Julius Evola e la sua eredità culturale (Edizioni Mediterranee 2017).

Riportiamo l’articolo scritto da Lorenzo Salimbeni, Evola per sempre
apparso su “Il Giornale d’Italia” del 28 maggio 2017

Julius Evola sta lentamente guadagnando visibilità e considerazione nel panorama filosofico italiano anche per merito dell’infaticabile opera di Gianfranco de Turris, giornalista e segretario della Fondazione Evola, il quale ha recentemente illustrato le sue ultime fatiche letterarie presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice di Roma.
Ampio, approfondito ed appassionato è stato l’intervento di Rodolfo Sideri, il quale si è soffermato su “Julius Evola e la sua eredità culturale” (Mediterranee, Roma 2017), pubblicazione curata da de Turris che raccoglie gli atti di un convegno cui hanno aderito illustri relatori. A partire da Claudio Bonvecchio, che ha fornito un contributo capace di illuminare la mediazione di De Giorgio e Guenon nel percorso di Evola verso la tradizione di area mediterranea ed il mondo mitico delle origini. Giovanni Casadio, invece, ha ricordato come la lettura spirituale evoliana dell’alchimia sia avvenuta in anticipo rispetto agli studi di Jung, il quale nei suoi scritti in effetti citerà solo un testo in italiano e cioè “Psicologia alchemica” di Evola. Le riflessioni del Barone sull’Islam sono state al centro del saggio di Fabio Marco Fabbri.
“Evola – ha spiegato Sideri – riteneva che la società islamica fosse ben predisposta alla purezza e che fra le due guerre mondiali il concetto di Umma prevalesse sulla scissione fra sunniti e sciiti: deleteria sarebbe stata la decolonizzazione che avrebbe lasciato in eredità i concetti disgreganti di Patria e di Nazione”. Dal saggio di Mario Conetti emerge invece l’attitudine di Evola a privilegiare la dimensione sovrastorica, ma con la consapevolezza di quella storica, tanto che accenni di lavoro storiografico sono presenti in “Rivolta contro il mondo moderno” ed in “Il Mistero del Graal”.
Nel contributo del professor Giuseppe Parlato (moderatore dell’incontro in qualità di Presidente della Fondazione Spirito) viene poi delineato l’approccio politico di Evola, il quale riteneva che in Italia non vi fosse una vera Destra poiché mancava lo Stato gerarchico cui fare riferimento: una volta scissi il concetto di Destra e di Nazione e presentando una dimensione astorica, l’autore di “Orientamenti” esercitò una forte attrattiva verso i giovani della destra radicale.
Ed è firmata da Parlato anche la prefazione di “Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945” (Mursia, Milano 2016), accurata ricerca di de Turris, che ha voluto definire la figura storica di Evola, partendo da articoli in cui aveva occasionalmente affrontato alcuni aspetti: “Documenti della Croce Rossa e referti medici mi hanno consentito – ha affermato de Turris – di indicare con precisione la data del 20 gennaio 1945 come quella in cui avvenne il bombardamento in cui Evola rimase gravemente ferito al punto da restare paralizzato”. Prima di questa circostanza, Evola era riuscito a fuggire a piedi da Roma occupata dagli Alleati e a raggiungere, avendo come unico bagaglio una valigia contenente i fascicoli di Ur e di Krur, le zone ancora sotto controllo italo tedesco, ma soprattutto aveva rastrellato molti documenti in varie logge massoniche: era, infatti, suo intento ripristinare filologicamente i rituali dei liberi muratori.
Tornando agli Atti del convegno svoltosi il 29 novembre 2014 (nel quarantennale della morte del filosofo), De Turris ha spiegato di aver “voluto evidenziare come Evola ha influito sulla filosofia italiana, cosa è rimasto del suo insegnamento e cosa ha tramandato nonostante l’ostruzionismo di cui è stato oggetto”.
Rispondendo infine agli spunti forniti copiosamente dal pubblico, il segretario della Fondazione Evola ha quindi specificato che “Imperialismo pagano” non fu scritto come replica alla svolta cattolica del Fascismo rappresentata dalla firma del Concordato con il Vaticano, poiché si trattava di una raccolta di precedenti saggi. Con riferimento all’attualità, è stato poi ridimensionato il riferimento evoliano dell’ideologo di Trump Steve Bannon (“A prescindere dal fatto che Evola era antiamericano, si è trattato di una provocazione del New York Times, che mi ha intervistato usando poi a suo piacimento alcune mie affermazioni” ha spiegato il De Turris), laddove è ben più genuino l’interesse evoliano di Alexander Dugin, traduttore in russo di “Imperialismo pagano” e ritenuto vicino al Cremlino. Circostanza questa che dimostra come le idee di Evola non siano morte e circolino ancora.

Lorenzo Salimbeni

 

De Turris- Evola e la sua eredità culturale